giovedì 6 ottobre 2011

Vaticano e telescopi


Lo sapevi che il Vaticano possiede dei telescopi ed anche tra i più sofisticati? Te lo dico così sai dove vanno i soldi che gli regali...Ma perché dovrebbe possedere dei telescopi? A cosa è interessato?
Di seguito ti incollo degli articoli che ti permetteranno di comprendere meglio il motivo del suo investimento:

Troppi telescopi sul Monte Graham

Monte Graham, Arizona, Stati Uniti. É questo il luogo dove ormai da anni si contrastano le esigenze della ricerca scientifica e le rivendicazioni culturali di un popolo, gli Apache, che lotta per la sua sopravvivenza culturale e religiosa. Dal 1993 sono cominciati sulla sommità della montagna, con l’autorizzazione del governo federale, i lavori per la costruzione di un centro internazionale di astrofisica che comprende tre telescopi. Uno fra questi, il Large Binocular Telescope, una volta terminato sarà il più grande mai costruito. Ma a fare notizia è un altro telescopio, già funzionante: quello di proprietà della organizzazione religiosa più grande del mondo, il Vaticano. Si tratta del Vatican Advanced Technology Telescope (VATT) realizzato in collaborazione con l’Università dall’Arizona e finanziato dalla Vatican Observatory Foundation grazie alle donazioni dei fedeli statunitensi.

E anche la disputa è di natura religiosa, visto che la montagna in questione, da sempre, rappresenta per le tribù Apache uno dei luoghi di culto principali. Nei giorni scorsi una loro delegazione è arrivata a Roma per spiegare le loro ragioni e protestare contro la violazione del loro luogo sacro. “Per la tradizione dei nativi americani”, dice Ramon Riley, direttore della Ricerca Culturale della tribù White Mountain, “è fondamentale raccogliersi in preghiera sul punto più alto del monte per essere il più vicino possibile al creatore.” Insieme a Riley c’erano anche dei rappresentanti dei San Carlos, un’altra tribù Apache, dei Navajo, degli Zunis e degli Hopi, altre popolazioni indigene.

E proprio il fatto che uno dei telescopi appartenga ad una organizzazione religiosa li aveva fatti sperare in una maggiore comprensione della loro istanze. Così non è stato. “Siamo stufi di questa storia”, afferma Padre Maffeo, un gesuita della Specula Vaticana, l’altro osservatorio vaticano di Castel Gandolfo, “sono anni che si trascina questa questione. Ci sono state anche delle sentenze dei giudici americani che hanno deciso che la costruzione dei telescopi era legittima. Noi abbiamo rispettato queste decisioni. Secondo queste persone non si dovrebbe toccare ne’ una pianta ne’ un animale, ma non pensano all’uomo. Per quanto ci riguarda loro possono venire quando vogliono a pregare sulla montagna, c’è posto per tutti.” La replica degli Apache e’ sintetica quanto efficace: “Cosa direbbero i cristiani se si costruisse un osservatorio sul monte Sinai?”

Ma i legami dell’Italia con il progetto del centro internazionale di astrofisica non finiscono qui. Il LBT (Large Binocular Telescope), infatti, sta prendendo vita da una collaborazione internazionale in cui il nostro paese è rappresentato dall’Osservatorio Astrofisico di Arcetri (Firenze). Per questo lo scorso anno gli Apache hanno scritto anche una lettera all’allora presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro per chiedere la sospensione dei finanziamenti italiani. Ad oggi niente è ancora stato fatto e la costruzione del centro va avanti sempre più massiccia: dopo i tre telescopi è prevista la realizzazione di una linea elettrica lunga più di 40 chilometri, un complesso di abitazioni per gli scienziati e i tecnici, ed è in discussione l’approvazione di un nuovo progetto che prevede altri quattro telescopi. La posizione dei nativi americani inizialmente era di collaborazione con i responsabili del progetto, anche perché intravedevano la prospettiva di nuovi posti di lavoro ai quali avrebbero potuto accedere. Il nuovo impulso dato ai lavori li ha però preoccupati sulla possibilità che la loro montagna sacra venga profanata completamente.

 Altro articolo:
Da un paio di giorni il Vaticano ha un telescopio ad infrarossi chiamato LUCIFER1. (da Lucifero)

Non é uno scherzo. Lucifero significa "portatore di luce" e il compito
 del nuovo strumento é di ricercare "Pianeti nascosti tra le polveri interstellari".
 
Monte Graham, Arizona, Stati Uniti. É questo il luogo dove ormai da anni si contrastano le esigenze della ricerca scientifica e le rivendicazioni culturali di un popolo, gli Apache, che lotta per la sua sopravvivenza culturale e religiosa. Dal 1993 sono cominciati sulla sommità della montagna, con l’autorizzazione del governo federale, i lavori per la costruzione di un centro internazionale di astrofisica che comprende tre telescopi. Uno fra questi, il Large Binocular Telescope, terminato e inaugurato da poco tempo, è il più grande mai costruito. Ma a fare notizia è un altro telescopio, il LUCIFER 1 già operativo dal 21 Aprile 2010 è di proprietà della organizzazione religiosa più grande del mondo, il Vaticano. Si tratta del Vatican Advanced Technology Telescope (VATT) realizzato in collaborazione con l’Università dall’Arizona e finanziato dalla Vatican Observatory Foundation grazie alle donazioni dei fedeli statunitensi. 
Dopo oltre un decennio di progettazione, produzione e collaudo,  LUCIFER 1 (nella foto a fianco) é andato online, come già detto, il 21 Aprile 2010, sarà seguito da un gemello che verrà consegnato al telescopio nei primi mesi del 2011.
La costruzione finale prevede due specchi giganti di 8,4 metri  di diametro. Ogni strumento è raffreddato a -213 gradi Celsius per osservare nella gamma di lunghezze d'onda del vicino infrarosso.

Negli ultimi anni moltissimi strumenti a infrarossi sono stati messi online.
il 
NASA's Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE)
 Ã© uno di essi. Questi strumenti ad infrarossi possono essere usati non solo per osservare le galassie lontane ma anche per controllare oggetti in avvicinamento alla terra.
Il Vaticano, che recentemente ha esteso le sue ricerche all'astrobiologia, si interessa di astronomia classica sin dalla fine del 1700 e dispone di tutta una serie di osservatori ben noti. Oltre a quelli ufficiali ve ne sarebbero anche di segreti, come già dichiarato in un articolo di Cristoforo Barbato e pubblicato sul sito internet
www.secretum-omega.com e che potete scaricare di seguito in formato file PDF (http://www.secretum-omega.com/wp-content/uploads/2009/10/int_gesuita_ITA.pdf).
Dalle dichiarazioni pervenute ad alcuni ricercatori, il Vatican Observatory Foundation avrebbe costruito questo telescopio per lo stesso motivo per cui fu progettato lo Sky Hole e i telescopi Spaziali IRAS e SILOE, ovvero per dare la caccia ad un pianeta chiamato Nibiru che orbiterebbe intorno ad una piccola stella nana Bruna (compagna del nostro Sole?) denominata Dark Star.

Questa una delle tante dichiarazioni del famoso Gesuita, rilasciata al giornalista e ricercatore Cristoforo Barbato:

"Quello che posso dire è che il telescopio è stato costruito nel 1990 con lo scopo di studiare i corpi celesti ‘anomali’ in avvicinamento alla terra, analogamente a quanto fatto per esempio dalla CIA, che tra i tanti suoi ‘occhi segreti’ annovera il telescopio gemello di Hubble, SkyHole 12. Inoltre il SIV fu avvisato durante gli incontri con Pio XII dell’avvicinamento di un corpo celeste al sistema solare ospitante una razza aliena evoluta e molto bellicosa. Seppi ben presto che il materiale che dovevo ricevere qui a Roma ed elaborare al computer era molto interessante e segretissimo. Fu durante l’elaborazione di alcuni dati e informazioni provenienti da questo radiotelescopio che una sonda inviata nello spazio remoto, inserita all’interno di un programma di esplorazione spaziale avviato nei primi anni ‘90 denominato SILOE, aveva fotografato un pianeta di dimensioni enormi in avvicinamento al sistema solare. I dati furono ricevuti in Alaska nel mese di ottobre del 1995."

Il progetto di Lucifer 1 quindi é gestito dal Vaticano, dall'Università di Arizona e da un gruppo misto di tedeschi e italiani.
Il  design  innovativo di Lucifero permetterebbe agli astronomi di esaminare in dettaglio senza precedenti, ad esempio regioni di formazione delle stelle, che sono comunemente nascoste da nubi di polvere.
Ma questo nuovo strumento,che è il più grande telescopio ottico è il mondo, il Large Binocular Telescope sul Monte Graham,  permette agli astronomi di osservare  qualunque oggetto di luminosità molto debole (guarda caso...).
Lo strumento è estremamente flessibile, ed unisce il grande campo di vista con una risoluzione elevata.


Articoli correlati:
da galileonet.it

Troppi telescopi sul Monte Graham

Luogo sacro per gli Apache ma anche postazione cruciale per la ricerca scientifica. È il Monte Graham in Arizona, dove dal 1993 sono cominciati i lavori per la costruzione di un centro internazionale di astrofisica. A più riprese i rappresentanti delle popolazioni indigene hanno espresso il loro disappunto, senza che nessuno li ascoltasse. Ora sono venuti a Roma, per protestare anche contro il Vaticano, il proprietario di uno dei telescopi della discordia. E proprio il fatto di parlare con una organizzazione religiosa li aveva fatti sperare in una maggiore comprensione della loro istanze. Così non è stato
di Paola Coppola

Monte Graham, Arizona, Stati Uniti. É questo il luogo dove ormai da anni si contrastano le esigenze della ricerca scientifica e le rivendicazioni culturali di un popolo, gli Apache, che lotta per la sua sopravvivenza culturale e religiosa. Dal 1993 sono cominciati sulla sommità della montagna, con l’autorizzazione del governo federale, i lavori per la costruzione di un centro internazionale di astrofisica che comprende tre telescopi. Uno fra questi, il Large Binocular Telescope, una volta terminato sarà il più grande mai costruito. Ma a fare notizia è un altro telescopio, già funzionante: quello di proprietà della organizzazione religiosa più grande del mondo, il Vaticano. Si tratta del Vatican Advanced Technology Telescope (VATT) realizzato in collaborazione con l’Università dall’Arizona e finanziato dalla Vatican Observatory Foundation grazie alle donazioni dei fedeli statunitensi. 

E anche la disputa è di natura religiosa, visto che la montagna in questione, da sempre, rappresenta per le tribù Apache uno dei luoghi di culto principali. Nei giorni scorsi una loro delegazione è arrivata a Roma per spiegare le loro ragioni e protestare contro la violazione del loro luogo sacro. “Per la tradizione dei nativi americani”, dice Ramon Riley, direttore della Ricerca Culturale della tribù White Mountain, “è fondamentale raccogliersi in preghiera sul punto più alto del monte per essere il più vicino possibile al creatore.” Insieme a Riley c’erano anche dei rappresentanti dei San Carlos, un’altra tribù Apache, dei Navajo, degli Zunis e degli Hopi, altre popolazioni indigene. 

E proprio il fatto che uno dei telescopi appartenga ad una organizzazione religiosa li aveva fatti sperare in una maggiore comprensione della loro istanze. Così non è stato. “Siamo stufi di questa storia”, afferma Padre Maffeo, un gesuita della Specula Vaticana, l’altro osservatorio vaticano di Castel Gandolfo, “sono anni che si trascina questa questione. Ci sono state anche delle sentenze dei giudici americani che hanno deciso che la costruzione dei telescopi era legittima. Noi abbiamo rispettato queste decisioni. Secondo queste persone non si dovrebbe toccare ne’ una pianta ne’ un animale, ma non pensano all’uomo. Per quanto ci riguarda loro possono venire quando vogliono a pregare sulla montagna, c’è posto per tutti.” La replica degli Apache e’ sintetica quanto efficace: “Cosa direbbero i cristiani se si costruisse un osservatorio sul monte Sinai?” 

Ma i legami dell’Italia con il progetto del centro internazionale di astrofisica non finiscono qui. Il LBT (Large Binocular Telescope), infatti, sta prendendo vita da una collaborazione internazionale in cui il nostro paese è rappresentato dall’Osservatorio Astrofisico di Arcetri (Firenze). Per questo lo scorso anno gli Apache hanno scritto anche una lettera all’allora presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro per chiedere la sospensione dei finanziamenti italiani. Ad oggi niente è ancora stato fatto e la costruzione del centro va avanti sempre più massiccia: dopo i tre telescopi è prevista la realizzazione di una linea elettrica lunga più di 40 chilometri, un complesso di abitazioni per gli scienziati e i tecnici, ed è in discussione l’approvazione di un nuovo progetto che prevede altri quattro telescopi. La posizione dei nativi americani inizialmente era di collaborazione con i responsabili del progetto, anche perché intravedevano la prospettiva di nuovi posti di lavoro ai quali avrebbero potuto accedere. Il nuovo impulso dato ai lavori li ha però preoccupati sulla possibilità che la loro montagna sacra venga profanata completamente.
dalla Redazione di Segnidalcielo.it

 Il Secretum Omega
Questa è l'ultima pagina che ne parla. Le altre pagine risultano scadute. Che sia un caso? Che contenessero cose troppo "avanti"?. Vi incollo uno stralcio dell'articolo che ora è possibile leggere integralmente soltanto qui:
http://www.bibliotecapleyades.net/sociopolitica/esp_sociopol_secretumomega05.htm


di Luca Scantamburlo
31/10/2006
Che cos’è il cosiddetto “Jesuit Footage”?
Chi scrive ha battezzato con tale espressione un breve e controverso filmato di circa due minuti (un montaggio di due riprese) proveniente dal materiale video realizzato da una presunta sonda spaziale segreta denominata “Siloe”, che sarebbe stata spedita dal Vaticano nello spazio remoto all’inizio degli anni ’90 con l’obiettivo di riprendere alcune immagini del fantomatico Nibiru, decimo pianeta del Sistema Solare conosciuto ed adorato dalle antiche genti mesopotamiche.
Il filmato, recapitato per posta nel 2001 a Cristoforo Barbato (un ricercatore indipendente membro della comunità ufologica italiana ed ex caporedattore di alcune riviste di settore), si tratterebbe di una copia di una copia, non del master. La fonte di questo materiale? Un padre Gesuita operante a Roma presso la Santa Sede all’interno di una struttura d’intelligence denominata Servizio Informazioni del Vaticano, in breve SIV.
Questo religioso ha incaricato Barbato di fungere da apripista all’interno dei mass media per il rilascio d’informazioni cruciali per le prossime decadi della storia umana. Una scelta insolita, ma comprensibile se si riflette per un attimo sul fatto che nell’affrontare una vexata quaestio potenzialmente destabilizzante come quella del “Pianeta X”, è certamente da preferirsi un giovane considerato coraggioso ed onesto, ma poco noto, ad un giornalista affermato e legato ad affetti familiari, questioni d’immagine ed interessi di varia natura.


Il SIV (Servizio Informazioni del Vaticano) e la sua quinta colonna

La decisione di rompere il vincolo di segretezza, stando alle dichiarazioni della gola profonda vaticana, sarebbe scaturita da drammatiche consultazioni avvenute all’interno di una minoranza del SIV (Servizio Informazioni del Vaticano), una segreta struttura d’intelligence che il Vaticano annovererebbe almeno dagli anni ’50 del secolo scorso. Questa minoranza, costituita da teologi appartenenti all’Ordine dei Gesuiti, si sarebbe costituita come una sorta di Quinta Colonna non per tornaconto personale, ma perché dilaniata da una questione vicina alla morale di Antigone.
La decisione di rilasciare del materiale classificato, attraverso una fuga controllata di notizie, sarebbe scaturita allora dalla volontà di rispettare al meglio il messaggio cristico, aiutando l’umanità ad affrontare determinati eventi climatici e politici che paiono profilarsi all’orizzonte e che sembrano destinati a coinvolgere tutte le creature del pianeta. In tal caso, il discutibile operato di questo manipolo di religiosi della Chiesa Cattolica Apostolica Romana a mio avviso onorerebbe il sangue versato sulla croce dall’ebreo YeshÅ«’a, crocifisso da uomini convinti d’agire nel nome della giustizia di Dio e di Cesare.
In questi ultimi anni, soprattutto a causa di dubbie notizie non verificate e poco sottoposte al vaglio del pensiero critico, la querelle sorta attorno al Pianeta X ha determinato confusione ed anche, talvolta, una certa stanchezza presso l’opinione pubblica. Invece le informazioni rilasciate da questo sedicente membro dell’intelligence vaticana sembrano essere attendibili.
Esse si situano in un contesto storico-scientifico già presente (quello della ricerca teorica ed osservativa di uno sconosciuto corpo planetario a lungo periodo e responsabile delle anomalie orbitali di Urano, Nettuno e della cometa di Halley), e spiegherebbero per esempio la presenza di una struttura d’osservazione di prim’ordine che il Vaticano ha allestito in Arizona alcuni anni fa (il VATT, un telescopio di classe mondiale); per non parlare delle sibilline dichiarazioni pubbliche di dotti ed accademici religiosi come Malachi Martin (crf. l’intervista radiofonica del 1997 all’americano Art Bell).
L’esistenza del SIV è inoltre coerente con alcune riflessioni storiografiche già emerse a partire dagli anni ’90 su un paio di testi di storia moderna e contemporanea (cfr. i saggi Ratlines, pag. 26, di M. Aarons e J. Loftus, Newton Compton Editori, 1993, e L’atlante delle spie, pag. 89, di U. Rapetto e R. Di Nunzio, RCS BUR, 2002). Di certo c’è l’autorevolezza della fonte: Barbato ha potuto verificare con i propri occhi le credenziali di tale personaggio, che all’epoca operava effettivamente all’interno della Santa Sede come religioso dell’ordine dei Gesuiti.
Nondimeno per deontologia professionale egli ne protegge l’identità (in gergo giornalistico si dice che salvaguarda la fonte), rispondendo alla richiesta d’anonimato rivoltagli dal padre Gesuita, ma soprattutto consapevole degli enormi rischi al quale il religioso s’è esposto bruciandosi (anche se in minima parte) e compromettendo del materiale classificato ai più alti livelli.

Il lavoro giornalistico-investigativo di Barbato, quando minuziosamente esaminato, costituisce un’indubbia garanzia e dovrebbe da solo catalizzare almeno l’interesse, scevro da pregiudizi ideologici, degli addetti ai lavori del mondo ufologico ed anche del giornalismo investigativo.
Se Barbato ha atteso ben quattro anni prima di divulgare il “Jesuit Footage” e le informazioni ad esso inerenti, lo si deve all’estrema prudenza del ricercatore partenopeo, il quale nel corso di tale periodo ha effettuato tutta una serie di controlli incrociati e verifiche per capire se questa inquietante storia avesse un fondamento di verità. Mi chiedo se l’onestà intellettuale diffusa presso la stampa italiana ed il mondo intellettuale d’oggi sarà sufficiente a gettare un’occhiata più seria agli studi dell’orientalista russo Zecharia Sichin ed al lavoro giornalistico di Cristoforo Barbato.


Conferme indirette del Secretum Omega, la più alta classificazione di segretezza vaticana

Ora procederemo ad un’analisi, il più esaustiva possibile, degli elementi in nostro possesso che possano indicare la fondatezza del “Jesuit Footage” classificato “Secretum Omega” e della testimonianza del padre Gesuita che contattò Barbato sei anni fa.
Cercheremo dunque, se esistono, ricerche scientifiche al riguardo e se si sono verificati recentemente eventi che potrebbero costituire ulteriori conferme indirette della struttura d’intelligence che il Vaticano annovererebbe (il SIV, Servizio Informazioni del Vaticano), e degli sforzi scientifico-tecnologici che sarebbero stati compiuti per approntare la presunta missione spaziale classificata “Secretum Omega” e denominata “Siloe”.
Secondo le parole del Gesuita romano che nel 2001 rilasciò a Barbato un inedito video VHS contenente le presunte immagini raccolte dalla sonda interplanetaria Siloe concepita per monitorare il Decimo pianeta in avvicinamento al Sistema Solare, la propulsione spaziale della suddetta sonda sarebbe “non convenzionale” ed il motore funzionerebbe ad “impulsi elettromagnetici”.


SILOE: una sonda interplanetaria segreta a magnetoplasma?

Detto così sembra il plot fantascientifico di un film hollywoodiano, ma per chi ha la pazienza di documentarsi ecco che emerge qualche elemento di consistenza che può provarne l’autenticità: io, per esempio, mi sono imbattuto in alcuni dati molto pregnanti i quali non farebbero altro che avvalorare la testimonianza della fonte di Barbato.
Nel settembre 1996 il numero 16 della rivista bimestrale I Misteri (Edizioni Cioè, Roma) pubblicava una lettera nella rubrica della posta a firma di un certo Ingegner Angelo Genovese, di Ospedaletto (la città toscana in provincia di Pisa).
Genovese, “ingegnere aeronautico specializzato in propulsione spaziale”, ricordava gli studi redatti per l’Astronautic Laboratory della base statunitense di Edwards da uno scienziato di nome P.L. Cravens, e raccolti in un rapporto intitolato “Electric Propulsion Study”.
In tale rapporto Cravens si diceva interessato ai “forti campi elettrici pulsanti e non statici”, utilizzabili per la propulsione spaziale. Genovese concludeva la sua lettera sostenendo che studi in materia venivano, all’epoca, portati avanti dal laboratorio di Los Alamos e da quello di Lawrence Livermore, studi che tuttavia erano ancora secretati. Ho trovato un’altra indiretta conferma in un testo di divulgazione scientifica firmato da autori davvero autorevoli ed insospettabili: Alessandro Braccesi, Giovanni Caprara e Margherita Hack.
Alle pagine 250-251 del loro testo Alla scoperta del sistema solare (ediz. riveduta ed aggiornata nel 2000 del volume del 1993 uscito per la Mondadori) si discute di propulsione elettrica:
“sono in corso da diversi anni ricerche su tre diversi tipi di propulsori elettrici noti rispettivamente come arcogetti, propulsori ionici e a magnetoplasma”.
Discutendo del terzo tipo gli autori parlano proprio di “interazioni fra correnti elettriche e campo magnetico” e del propellente usato in tale innovativa, anche se teorica, propulsione: del teflon potrebbe venire “vaporizzato e scaricato a impulsi che si ripetono diverse volte in un secondo” (pag.251). Se queste ricerche fossero state portate avanti e testate da équipe scientifiche operanti in strutture militari, naturalmente sarebbero ancora coperte dal massimo riserbo.
Qualcuno presente ad un mio recente intervento come relatore ad un convegno ufologico (Melara, Ottobre 2006) mi ha fatto privatamente osservare che secondo lui tali studi non possono essere di molto più avanzati rispetto alla tecnologia a disposizione della NASA. Altrimenti, egli si chiede, perché l’ente spaziale americano userebbe ancora la gravity assist per le sue sonde interplanetarie (la cosiddetta fionda gravitazionale, un sistema di viaggio non molto veloce ma a costo zero)?

Si tratta di un’obiezione legittima ed intelligente ma è mia opinione che la risposta sia semplice: se esiste un nemico terribile, o esistono uno o più interlocutori di natura sconosciuta e dalle potenzialità belliche ignote, la migliore risposta militare è conservare il più possibile il fattore sorpresa. Nel mondo dell’intelligence militare una potenziale minaccia al sistema va isolata ed identificata.
A tal fine è necessario che gli studi tecnici in campo bellico siano il più possibile riservati. Inoltre, se una tale tecnologia (propulsione ad impulsi elettromagnetici, o “a magnetoplasma”) fosse resa pubblica e disponibile a tutti, nel breve volgere di pochi anni altre agenzie spaziali sarebbero in grado di raggiungere in breve tempo i confini del Sistema Solare, ponendo fine alla supremazia spaziale di un’unica potenza.
A quel punto, un’eventuale presenza aliena sarebbe identificabile e fronteggiabile anche da Paesi che spendono pochi punti percentuali del loro prodotto interno lordo sulla ricerca spaziale; senza poi considerare che una simile propulsione potrebbe rivoluzionare il sistema di trasporti, ridimensionando il peso dell’industria del motore basato sulla combustione dei propellenti chimici, con inevitabili ripercussioni sull’economia mondiale.
In ogni caso, anche se le mie considerazioni non vengono ritenute valide, ricordo a tutti che la missilistica moderna è nata durante il secondo conflitto mondiale ad opera del genio di W. Von Braun, che si mise al servizio delle Forze Armate tedesche soltanto perché furono le uniche ad avere la lungimiranza di credere nei suoi progetti, investendo ingenti somme di denaro....


In poche parole se abbiamo ben capito il Vaticano tiene d'occhio il cosiddetto pianeta x o Nibiru. Quindi deve sicuramente dare grande credito a ciò che dicevano i Babilonesi, altrimenti nn ci investirebbe delle somme di denaro così grandi, giusto? Possiede inoltre una tecnologia molto avanzata, (e noi che guardavamo con ammirazione alla NASA) ed ha una biblioteca tra le più fornite a cui non è possibile accedere liberamente. Interessante.. ma se davvero il pianeta Nibiru porterà le catastrofi predette,
http://www.youtube.com/watch?v=y6uylFj5in8&noredirect=1
perché nemmeno il Vaticano ci mette in guardia dandoci l'opportunità di metterci in salvo? Dopotutto noi saremmo le pecorelle da proteggere dal lupo cattivo mi pare.

Altro articolo:

Non è un caso, a chi poi voglia credere o meno, che l'Osservatorio Astronomico di AMUNDSEN -SCOTT AMERICAN SOUTH POLE STATION (SPT) sia stato costruito con i finanziamenti della celebre e famosa Fondazione Rothschild di cui farebbe parte anche l'altro plurimiliardario Rockefeller,che si dedica non a caso, alla costruzione dei tunnel sotterranei, cercando di trarre in salvo i famosi semi OGM "terminator" presso l'Isola Nord Polare di Swalbard. Tutto ciò non è un caso. L'SPT non è solo un Radiotelescopio ma anche un Osservatorio Spaziale di Astrofisica. Come dire: facciamo l'Ecografia alle stelle... I Lord signori sanno tutto...e come!!

Fanno di tutto per nascondere la REALTA' dei fatti, con menzogne e disinformazione, facendoci credere che tutto è nella norma. Ma nessuno si domanda: perchè Rothschild e Rockefeller sprecano miliardi e miliardi di dollari per costruire telescopi e basi sotterranee?? Tutto questo non vi sembra strano? Meditate gente..meditate.....

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